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Architetto: clown delle figure professionali

7/16/2016

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Oggi coloro che poco conoscono il mondo architettonico ed edilizio, riescono con molta difficoltà a captare la differenza tra le varie figure professionali.

Si… il titolo accademico ci identifica, ma siamo realmente convinti che una laurea riesca a distinguerci e metterci su un piano professionale differente, rispetto ad ingegneri e soprattutto ai tanto disprezzati geometri?
Siamo realmente convinti che molti architetti siano tecnicamente più dotati di ragazzi neo-diplomati negli istituti per geometri?
Non stiamo parlando di semplice conoscenza della materia conseguita su qualche rivista patinata, o bassa estetica eclettica dimostrata ripetendo i discorsi salmodianti e privi di senso di qualche archistar;, parliamo di progettazione architettonica pura.
Siamo realmente convinti di avere qualcosa in più tanto da definirci architetti, al di là del titolo accademico?

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La figura dell’architetto, non ha più una reale concezione di cosa si debba occupare e come.
La vera differenza dagli ingegneri e specialmente dai geometri, viene dimostrata dai pochi architetti che riescono a svolgere con competenza la propria professione, ma sono rari!
Purtroppo la maggior parte degli architetti non riesce a svolgere al meglio questa professione, e quel che è peggio non si crea queste serie problematiche.
La crisi edilizia ci nasconde questi gravi problemi di identità professionale, <l’architetto lavora meno perché c’è la crisi> questo ci fanno credere!
L’architetto in realtà si sta estinguendo e riesce a galleggiare solo per via del basilare titolo accademico che ancora riesce a renderlo appetibile in tema progettuale a tutti quei committenti che cercano “qualcosa in più”.
Ma al di là del titolo accademico, per molti architetti… non c’è “nulla di più”.

​Molti lettori sicuramente biasimeranno questo post, definendolo autolesionistico e addirittura di parlare per se stesso, ma tutti coloro che non si interrogano sulle problematiche tratte in questa pagina, sono destinati ad estinguersi professionalmente.

Dobbiamo essere lucidi a riconoscere che l’architetto è diventato una figura professionale risibile, sempre meno stimata rispetto alla figura dell’ingegnere; messo sicuramente su un piano più elevato rispetto la figura del geometra, ma spesso a livello pratico, meno credibile di quest’ultima.

Questa reputazione in discesa è solo da imputare a noi stessi, alla superficialità degli architetti del secolo scorso con ideologie moderniste di base, ed a tutti gli architetti contemporanei che non sono disposti ad abbandonare le suddette ideologie, che hanno impoverito e trasformato la figura dell’architetto da uomo di scienza quale era nelle epoche passate, a personaggio ondivago, legato ad un’indotta e fittizia ecletticità per rendersi credibile ed appetibile, spesso rivelandosi solo un clown con fini misantropici.

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​*** Appendice ***
Dati statistici sostengono che un italiano su quattro non riesce a prestare attenzione ad una lettura di più di quattro righe e sappiamo che la metà dei 3/4 che continua a leggere, interrompe la lettura prima della fine; ciò nonostante per tutti coloro che riescono ad arrivare fino a questo punto a leggere questa piccola appendice, (forse interessati dai temi trattati e non annoiati dal nostro stile di scrittura a volte troppo discorsivo), ribadiamo che questo Dahlia's Journal non è considerato da noi stessi un blog divulgativo, non avendo noi né le competenze né la presunzione di insegnare qualcosa a qualcuno.
Da considerare più come un diario pubblico in cui decidiamo di appuntare periodicamente alcune teorie e piccole informazioni artistiche, estrapolate dai nostri diari privati, con l’unico fine di agevolare la nostra missione e al massimo risultare utile a qualcuno che sappia coglierle.
Con la speranza che lo si legga nella giusta maniera e non si rechi offesa a nessuno mai!


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