La crisi dell’arte (e dell’architettura) del XX secolo ha sancito, oltre che la scomparsa di antiche tecniche artistiche (vedi affresco) anche una superficialità dei metodi applicativi delle tecniche pittoriche che riescono oggi ancora a reggere alla rivoluzione modernista.
L’esempio che portiamo oggi dimostra la quasi scomparsa pratica di preparazione dei supporti pittorici, prima dell’attività artistica.
L’arte del XX secolo ci ha abituato ad imbatterci in esempi di arte molto discutibili, ove una buona preparazione della tela pittorica era inutile oltre che (forse) una perdita di tempo.
Molti di noi sono abituati a dipingere su tele commerciali, senza neppure preoccuparsi di preparare il supporto prima dell’attività pittorica.
Riconosciamo che le tele commerciali sono ottime nel rapporto tra qualità e prezzo e, a meno che non vogliate dipingere su dimensioni non standardizzate, le consigliamo vivamente, ovviamente commiste ad un’opportuna preparazione preliminare autentica.
Storicamente l’imprimitura poteva essere preparata mediante l’applicazione di colla animale (collatura) e con la stesura di un piano pittorico (in genere biacca ed olio di lino). Alla fine del XV secolo iniziarono a comparire imprimiture colorate.
Giorgio Vasari scriveva in “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” cap. XXI “Del dipingere a olio, in tavola e su tele”): “Conviene prima far una mestica di colori seccativi, come biacca, giallolino, terre da campane, mescolati tutti in un corpo, e un color solo, e quando la colla è secca impiastrarla su per la tavola, il che in molti chiamano l’imprimitura…”
Nella sezione stratigrafica (vedi figura) del manto verde del pannello Santo con la spada del polittico di Sant’Agostino, si osserva una imprimitura (1) a base di bianco di piombo (biacca) e giallo di piombo e stagno (giallolino). Lo strato successivo (2) è una miscela di biacca, giallolino e acetato di rame (verdigris) sopra il quale è steso uno strato trasparente di resinato di rame (3). |
Il fluido finale deve essere della giusta densità cosi da essere steso ancora caldo sulla tela. In genere si allungano due o tre mani, cercando di evitare imperfezioni.
Molto importante è non avere una mestica troppo densa, poiché rischierebbe di avere scarsa elasticità e successivamente alla fase di asciugatura pittorica, potrebbe far insorgere le tipiche screpolature dei quadri antichi (volendo potrete anche generarle volontariamente mantenendo come già detto, un’imprimitura più densa).
I tempi di asciugatura tra uno strato e l’altro sono di circa di 24 ore.
Una volta asciutto l’ultimo strato di imprimitura si può procedere alla prima fase pittorica di abbozzo.
Per i pittori iperrealisti o tutti quelli che preferiscono utilizzare un supporto liscio come la seta, consigliamo di levigare una volta asciutta l’imprimitura con della carta vetrata.
Finita la levigatura vi proponiamo un piccolo esperimento per comprendere l’importanza della preparazione della tela, mostrando l’aumento di elasticità della stessa. |