L’ultima fase da eseguire se si vuole realizzare un affresco duraturo e visivamente notevole, è in realtà una fase di pittura “a secco” che si realizza utilizzando particolari “elementi” e materiali, che permettono di “chiudere” il dipinto e donargli un ulteriore strato finale protettivo e lucidante, chiamato tecnicamente encausto.
Notifichiamo da principio che tale fase non è indispensabile, un vero affresco ben eseguito non ha bisogno di una verniciatura a secco finale, ma noi la consigliamo vivamente poiché permette essenzialmente di correggere le modificazioni cromatiche causate dalla carbonatazione e ci permette di rendere più corpose le tonalità dell’opera finita.
I soliti cenni storici ci rivelano che i Romani usavano rivestire l'affresco con uno strato di cera mescolata con olio seccativo o volatile. Su diversi affreschi del Cinquecento è stata passata una mano di cera a guisa di vernice finale. Leon Battista Alberti consiglia una mano di mastice sciolto in cera e olio, facendolo penetrare con una fonte di calore.
Diverse e illimitate applicazioni fanno dell’affresco la tecnica più complessa ma affascinante, noi come sempre riveliamo alcune informazioni del nostro procedimento, che oltretutto è in continua evoluzione e sperimentazione.
Il tutto deve essere scaldato a bagnomaria per rendere i grani di cera solubili nel diluente (evitate di scaldare a fiamma viva, per non rischiare inutili incendi).
Questo fluido deve essere usato come veicolo degli stessi pigmenti per realizzare le ultime velature sull’affresco, ovviamente asciutto e dopo aver compiuto la fase di carbonatazione.
Reintegrare le parti di colore alienate dal processo chimico è lo scopo principale di questa tecnica.
Successivamente si procede con velature lievi per imprimere carattere al dipinto. Si può ad esempio dare più carattere ai chiaro-scuri o ai contrasti di luce e ombra facendo risaturare colori che nella carbonatazione avevano subito l’ingrigimento.
L’encausto tende ad asciugarsi molto velocemente, essendo il diluente in genere molto volatile che permetterebbe alla cera di risolidificare con rapidità. Tuttavia noi consigliamo di attendere le solite 24 ore, per procedere alla lucidatura finale, tramite sfregamento vigoroso ma attento dell’encausto con panni di lana.
Per una buona penetrazione dell’encausto nelle parti porose del tonachino affrescato è anche consigliato tenere calda costantemente la miscela di cera d’api e diluente. Riguardo ai consigli mirati di penetrazione tramite calore dell’encausto, enunciati da Vitruvio e Gian Battista Alberti, stiamo studiando tecniche non convenzionali che per il momento lasciamo scritte nei nostri diari privati in attesa di conferme pratiche più soddisfacenti.
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