Nell’odierna pagina del nostro diario, vogliamo soffermarci per osannare e rendere onore ad un vero e proprio gioiello della natura, l’oud!
Alcuni potrebbero aver sentito parlare di Oud, riferito all’omonimo architetto olandese, altri sicuramente già conosceranno questo fantastico materiale, e forse si chiederanno perché oggi puntiamo i riflettori su l’oud che è inutilizzato e ignorato, nel mondo architettonico, nel deisgn e nella pittura.
La risposta è molto semplice: noi non ci soffermiamo sullo studio dell’architettura pura, la nostra missione va “al di là” della forma visiva e delle tematiche sviluppate ed espresse dai nostri predecessori. Il nostro scopo è la continua ricerca di forme artistiche, che applicate nel giusto modo e con i giusti tempi, possano donare a chi si affida ai nostri servizi, un’opera progettuale “sensorialmente” completa e perfetta.
Gli spazi progettuali che forgiamo hanno l’ambizione di donare agli avventori alti livelli di estasi sensoriale, quindi non solo progettazioni limitate nel campo sensoriale della vista.
L’architettura deve compiacere l’uomo che la vive e non gli iconoclasti che fanno parte del passato ed hanno cercato in tutti i modi di renderci coprofagi. La ricerca è lunga, incessante, ma continueremo ogni giorno a sperimentare e rendere fede ai nostri obiettivi.
Torniamo all’argomento del nostro Journal… l’oud è una resina molto particolare, che si produce negli alberi di Aquilaria e Gyrinops (sempreverdi del sudest Asiatico). Il suo costo è molto, molto elevato, questo tipo di resina non si forma in maniera ordinaria, ma è un durame resinoso che l’albero genera nelle particolari condizioni in cui viene aggredito da un tipo di muffa. Il vero valore del materiale non è il suo colore o la sua resistenza, come i materiali che spesso presentiamo, la sua ricchezza è il suo aroma. |
Mano a mano che l’infezione progredisce la densità del legno aumenta coinvolgendo dapprima il legno del tronco poi anche le radici. Il colore del legno diventa marrone scuro o nero. Il legno di una pianta non infettata dal fungo non ha interesse in campo cosmetico, un albero parzialmente infetto ancora vivo verrà tagliato e usato per l’estrazione dell’OUD (olio essenziale). La qualità dell’olio di OUD sembra che si possa giudicare dal suo gusto: più è amaro, più è pregevole. Aquilaria malaccensis è considerata la regina delle piante produttrici di oud; esistono anche altre piante, sempre del genere Aquilaria che crescono in altre regioni africane.
Nelle foreste naturali solo il 7% degli alberi è infettato dal fungo e siccome la maggior parte dei generi di Aquilaria è in via di estinzione, l’oud è poco disponibile e quindi molto costoso.
L’uomo lo usa da millenni, è citato nei libri sacri ma i profumieri lo hanno introdotto da pochi anni in commercio, oltretutto attualmente per il suo costo elevato è sostituito da molecole chimiche che cercano di emularlo. Attualmente è stra-utilizzato, è di moda, anche se molti profumi (sia di grande distribuzione che di nicchia) dicono di utilizzarlo, ma lo sostituiscono o lo diluiscono da renderlo “invisibile”. |