Come ciuffi d’erba a Leimert Park, siamo fermi da quasi un secolo vegliando accidiosi sulla carcassa mefitica di quel che resta della Dahlia riconciliatrice di tutte le arti…
L’Architettura dopo un secolo di stasi dogmatica, ripetitiva e meccanica, standardizzata, industrializzata, senza più una minima traccia di arte nelle vene e privata totalmente di uno spirito edonistico, come la Dahlia che grida giustizia, vuole degna sepoltura, vuole risorgere!
La sua anima chiede vendetta verso coloro che con occhiali tondi, sigari fumanti in bocca ed ego da star, seppero cavalcare come delle perfette valchirie, i prodotti più arditi dall’industria, generando il vero ed unico paradigma del XX sec.
Il suo spirito commisera coloro che autodefinendosi iconoclasti , dopo un secolo, continuano a martoriarla, preferendo un modello stilistico tanto sovversivo quanto dannoso, passato e fuori moda.
Johnsoniani, Lecorbuseriani, progettano, copiano e poi rinnegano i loro padri, i loro idoli, cercando di distaccarsi finalmente da essi, senza però il supporto delle idee e soprattutto del buonsenso, con la pervicacia di chi non impara la lezione dal passato.
Le Gabbie culturali sono servite, sono ben salde, le abitiamo credendole loft graziosamente arredati, puri, liliali … e BIANCHI! |
La Dahlia non sarà più industria, la Dahlia non sarà più standardizzazione ed espressione dell’egotismo dell’ideatore… |