Più volte abbiamo criticato e condannato l’atteggiamento eristico decostruttivista, specialmente la sua genesi filosofica, partorita dai noti Intellos francesi ed americani, su tutti Jacques Derrida.
Oggi risulta molto interessante la guerriglia offuscata dai media e sconosciuta ai più, tra le due fazioni ideologiche contrapposte, che vede da una parte i perniciosi ed egocentrici archistar (e i loro numerosi fedeli fiancheggiatori) e dall’altra gli anti-decostruttivisti, a volte progressisti, altre volte misoneisti e privi di idee.
La parte più interessante che vogliamo riportare in questa pagina di Journal è una vicenda che racconta un episodio sopraggiunto dallo “schieramento anti-archistar”, riguardante teorie anti-decostruttiviste, che furono avvalorate in maniera tanto astuta quanto geniale da due fisici che nel 1996 misero in crisi il pensiero post-modernista e decostruttivista, attaccando in modo empirico le più alte figure filosofiche di tali paradigmi.
Mettendo in evidenza il pensiero di molti intellos francesi e statunitensi, denudarono i giochi lessicali di quest’ultimi aprendo una polemica molto aspra che in seguito prenderà il nome di Affare Sokal. |
Per ribellarsi e mettere sotto i riflettori questo fenomeno, Alan Sokal decise di tentare un esperimento non ortodosso (e non scientifico): sottopose ad una rivista culturale americana Social Text, un falso articolo di filosofia dal titolo “Transgressing the Boundaries: Towards a Transformative Hermeneutics of Quantum Gravity” (Violare le frontiere: verso una ermeneutica trasformativa della gravità quantistica), che era, in realtà, uno scritto nonsense, pieno di palesi non sequitur. |