Abbiamo parlato di affresco storico e abbiamo anche diffuso informazioni riguardo la carbonatazione, la peggiore “nemica” di questa affascinante tecnica, ma allo stesso tempo anche la “protettrice” dell’opera stessa, generata da una tecnica che risulta ad oggi, (purtroppo) applicata solo da pochi.
La carbonatazione non è un problema che si risolve una volta per sempre (magari con l’aiuto di studi teorici), questa problematica è ricorrente e ci si deve misurare con essa ogni volta che vogliamo applicare la tecnica del VERO affresco storico.
Il fresco, da non confondere con la più semplice e meno duratura pittura muraria, è una tecnica che consiste nel dipingere (utilizzando particolari pigmenti) sull’ultimo strato ancora fresco di intonaco.
Il colore applicato viene chimicamente assorbito e tramite la reazione di carbonatazione (che avviene nelle ore successive alla pittura) viene protetto da uno strato semi-cristallino che lo rende inattaccabile dai fenomeni naturali ed artificiali.
Esso sarà resistente al deterioramento e quindi più longevo di una semplice pittura muraria.
La carbonatazione crea però due problematiche:
- Il primo problema è la velocità di esecuzione, in condizioni climatiche e di umidità normale l’intonaco è soggetto ad asciugarsi con poche ore (3-4 ore), alla scadenza di questo tempo, il colore che applicheremo non verrà assorbito e si depositerà sul nostro dipinto come una sottile polvere instabile.
Questo fenomeno non permette quindi all’artista di avere molto tempo per realizzare l’opera.
Si deve avere di conseguenza una tecnica decisa e rapida, che tramite accorgimenti ci permetterebbe di portare i tempi di pittura (pre-carbonatazione) a circa sette, massimo otto ore.
Per via di questi periodi molto ristretti di realizzazione di un intero dipinto, risulta ovvia l’impossibilità di realizzare un’opera intera di svariati metri quadrati, con una sola seduta.
In genere, si procede nella pittura di affreschi dividendoli in settori, chiamati tecnicamente “giornate”.
La composizione delle giornate ci restituirebbero l’intero dipinto, come se le se fossero i pezzi di un puzzle, da dipingere e via via da comporre.
Già questa prima problematica portava molti illustri artisti e geni del passato a non cimentarsi nell’affresco.
Il problema della velocità di esecuzione porta l’artista ad avere approcci totalmente differenti dalla classica pittura ad olio.
- La seconda problematica è data dalla modificazione cromatica.
La carbonatazione desatura le cromie, le riporta a livello di grigio nella post-carbonatazione. Per limitare questo problema il fresco in fase di esecuzione deve risultare molto più scuro e saturo. Questo a nostro avviso, è la difficoltà maggiore, poiché, la velocità si può affinare con la pratica, mentre la modificazione cromatica è ogni volta una battaglia a se. Saper padroneggiare i pigmenti e conoscere la loro modificazione cromatica è un buon punto di partenza, la prassi però è sempre differente, essendoci molteplici fattori ad inficiare con le nostre previsioni di modifica delle cromie (umidità del luogo, alcalinità del calcestruzzo ecc)
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